Quanto deve durare la vita dei supporti di storage digitale: 20, 30 o 40 anni? Le organizzazioni e le agenzie governative, dal Governo alle associazioni di produttori, sono impegnate ormai in un intenso dibattito per rispondere a questa domanda. E proprio a questo scopo, negli Stati Uniti, il GIPWoG (Government Information Preservation Working Group) del National Institute of Standards and Technology sta cercando di sviluppare un metodo standard per classificare CD e DVD in base alla loro longevità.
I dischi ottici, infatti, sono diventati lo strumento di storage scelto da varie agenzie governative e gruppi privati, e gli utenti devono avere la possibilità di sapere quanto dureranno le informazioni contenute in tali supporti. “I CD e i DVD recordable possono essere molto stabili e solidi”, scrive il GIPWoG sul suo sito Web. “Ma, come accade con molte tecnologie di successo, moltissimi fornitori sono entrati sul mercato mondiale con prodotti di varia qualità”.
E il problema della qualità potrebbe essere esacerbato dalla “pratica dell’acquisto al minor prezzo”, afferma il gruppo, che attualmente sta collaborando con un’associazione di settore, la DVD Association, per impostare “un metodo di misurazione a lungo termine, o archivistico, per i supporti CD e DVD recordable”. L’idea non è quella di testare la durata dei dischi, ma di offrire la possibilità di sapere se un disco potrà funzionare per un certo numero di anni.
Il GIPWoG ha quindi creato un test online per permettere agli utenti di esprimere la propria opinione. La ricerca, che accoglierà risposte fino al 31 maggio, richiede che i partecipanti indichino ragionevolmente una durata ideale dei dischi ottici. “Si dovrebbero prendere in considerazione i temi dell’obsolescenza e della migrazione”, afferma la ricerca. “Un termine di 100 anni (se non l’eternità) è davvero funzionale per le strategie di storage digitale a lungo termine? E se si ha la necessità di conservare i dati per un certo periodo di tempo, è davvero necessario conservarli su una determinata tecnologia o si deve poter passare a tecniche più innovative?”