Lo Stato italiano non ha concesso a Sky gli incentivi al digitale terrestre per tutelare la concorrenza e per garantire l’efficacia della misura accordata ad altre emittenti. Lo scrive il ministero delle Comunicazioni in una lettera alla Commissione europea della quale Apcom è in grado di rivelare i contenuti. La missiva, giunta la scorsa settimana negli uffici del commissario Ue alla Concorrenza, Neelie Kroes, risponde alla seconda richiesta di informazioni che gli esperti comunitari avevano inoltrato alle autorità italiane.
L’indagine informale sugli aiuti al digitale terrestre è stata aperta la scorsa estate in seguito ad una denuncia di Europa 7. Il ricorso è stato rafforzato da un esposto di Sky formalizzato due settimane fa. In base alla risposta del Governo i funzionari di Bruxelles decideranno se aprire una procedura di infrazione a carico dell’Italia per gli incentivi introdotti con la Finanziaria del 2004 e confermati per il 2005.
Nella missiva di 13 cartelle il ministero cita diverse volte Sky e la sua posizione rispetto agli incentivi riservati ai decoder per il digitale terrestre.“La mancata ammissione dei decoder satellitari al beneficio derivante dal contributo statale discende da un’esigenza di coerenza con le finalità primarie della misura”, si legge nella missiva. Secondo il Governo l’accesso ai programmi televisivi satellitari implica “un consistente costo aggiuntivo mensile” per gli utenti, circostanza “in palese contrasto con gli obiettivi perseguiti dallo Stato italiano con la politica di incentivazione”. Le finalità, spiega, sono una generale fruizione di un numero maggiore di programmi senza costi aggiuntivi, con effetti positivi sul pluralismo, e la diffusione di servizi interattivi.
Non solo, per il ministero giudato da Mario Landolfi “la scelta di escludere i decoder satellitari è stata supportata anche da un’esigenza di tutela della concorrenza”, in quanto nel mercato italiano opera “un soggetto monopolista verticalmente integrato nell’ambito dell'intera filiera produttiva”. L’estensione dei finanziamenti per l’acquisto dei decoder di Sky, prosegue la lettera, “avrebbe comportato un vantaggio concorrenziale diretto utilizzabile per elevare ulteriormente le barriere all’ingresso del mercato italiano della televisione a pagamento in modo da rendere ancora più stabile e durevole il monopolio attualmente esistente”.
Per giustificare la legalità del provvedimento dal punto di vista della neutralità tecnologica, il ministero scrive che “la piattaforma satellitare gode di un vantaggio evidente rispetto alle piattaforme digitali terrestri e via cavo che solo di recente si sono affacciate sul mercato”. A sostegno di questa affermazione, la lettera riporta una tabella con il rapporto di diffusione tra il satellite e il terrestre. I dati, che però si riferiscono al 2002, e quindi ad una data precedente all’entrata in vigore degli incentivi, mostrano una penetrazione del satellite del 15,4% a fronte di quella del digitale terrestre pari allo 0% e del cavo pari allo 0,1%.
Per queste ragioni, conclude la lettera, “si confida che la Commissione europea, riscontrato che le misure in esame non presentano tutti i requisiti per essere considerati aiuti di Stato ai sensi dell’articolo 87 del Trattato Ue, voglia archiviare le segnalazioni pervenute”.
“Le giustificazioni addotte dal Ministero delle Comunicazioni rispetto al mancato contributo di stato per il decoder satellitare sono risibili e grottesche, soprattutto perché fanno riferimento ad una ipotetico vantaggio concorrenziale per l’unica emittente satellitare in Italia.” Questo il commento di Antonio Longo, Presidente del Movimento Difesa del Cittadino, sulle indiscrezioni relative alla missiva inviata dal Ministero al Commissario UE alla Concorrenza.
“Il Ministro Landolfi – aggiunge Longo – deve avere davvero una faccia di bronzo perché dimentica che gli oltre 220 mln di euro concessi per il decoder digitale terrestre sono andati a vantaggio soltanto di Mediaset e Telecom, che hanno in sostanza una situazione di duopolio nel settore. La RAI infatti che pure ha speso oltre 180 mln di euro di infrastrutture non ha ancora guadagnato un euro dal digitale terrestre. Landolfi inoltre dimentica le stesse regole stabilite dal suo ministero riguardo al decoder unico che avrebbe reso possibile realmente un superamento di qualsiasi monopolio”.