Gli ultimi dati dicono che il 41% degli italiani ha un pc ma questo potrebbe essere un picco massimo: i pc hanno delle difficoltà di uso che potrebbero renderli permanentemente indigesti per una popolazione che tende ad invecchiare. Ma ci sono due cose che anche gli anziani, anche le persone meno versate nelle tecnologie sanno usare e sono il telefonino e il telecomando della tv. Forse, a parte le dimensioni e il peso non si potrebbe immaginare due realtà più distanti. Ma non è così, se il telecomando è quello di un decoder interattivo per ricevere la tv digitale terrestre. A ogni allarme per un nuovo virus informatico ogni proprietario di pc si chiede che cosa fare e si preoccupa. Quando si è parlato dei primi virus nei telefonini nessun utente se ne è preoccupato e neanche ha fatto qualcosa: ci hanno pensato le telecom mobili che gestiscono il software di ogni cellulare attraverso la rete. Quando si compra un computer bisogna mettere in conto di perdere tempo e fatica per settarlo, installare programmi. Quando si cambia un cellulare si sfila una Sim dal vecchio telefonino e la si mette nel nuovo. Si accende ed è tutto già fatto. Da questo punto di vista la cosa che più assomiglia oggi a un cellulare è un decoder del Dtt (questa la sigla che sta per Digital Terrestrial Tv). A renderli così simili è che entrambi si basano su Java, il linguaggio di programmazione creato dalla Sun Microsystem nel 1995 e ora affidato al mondo Open Source. È Java a costituire l’ambiente software in cui le varie applicazioni operano e dialogano tra di loro. Ed è 100% Java lo standard Mhp dell’interattività dei decoder del digitale terrestre.
Questo vuol dire che se il Web entrasse nelle case attraverso la tv digitale, sarebbe un Web meno complicato da gestire per gli utenti. Niente più tastiera, mouse e programmi da aprire ma schermate da scegliere con il telecomando. Già oggi i telecomandi del Dtt hanno una tastiera numerica con le lettere come quella dei cellulari, con cui si possono compilare dei formulari, per esempio nel sito interattivo di Mediaset per scegliere una delle offerte speciali del catalogo Mediaworld: sono i primi esempi di TCommerce. Si invia il questionario riempito tramite il decoder (che è collegato a una presa telefonica) e si viene poi contattati via telefono.
«Il computer ha fatto la sua epoca scandisce lapidario Gianluca Bogi, direttore generale di Sun Microsystem Italia noi non vediamo il futuro nei pc. Se vogliamo che i servizi online si sviluppino devono essere accessibili a tutti. E con il pc non è possibile. Fare un acquisto online con il pc, prenotare una visita dal medico: non sono cose facili per chi non è pratico. Ma se riusciamo a portare tutto questo sulla tv e a far operare le persone con il telecomando, allora cambia tutto. E poi si arriverà al prossimo stadio: le piattaforme di comandi vocali. Il massimo della semplicità. Ci stiamo lavorando». E ci lavorano la Sun, assieme a Telecom Italia e alla Csp, che fa capo agli enti locali piemontesi: insieme hanno creato Dtv Lab per sviluppare nuove applicazioni nel campo dell’egovernment.
«C’è un’ulteriore vantaggio del decoder rispetto al computer continua Bogi la sicurezza nelle transazioni dal punto di vista di chi vende. È una realtà verificabile ogni giorno: la musica scaricata via cellulare è dieci volte quella scaricata via pc. Questo perché l’utente del cellulare è un utente individuato, quello del pc no. E anche in questo il decoder somiglia al telefonino. Utenti riconosciuti, software controllati da centrale: sono garanzie per chi vende (basta pensare ai Drm, digital right management, i software che gestiscono i diritti sui contenuti multimediali): qualsiasi major ha problemi a distribuire online film o musica perché con i pc non c’è la certezza assoluta che non si riusciranno a fare copie. Una certezza che invece i decoder garantiscono».