Per le tv locali, l’arrivo del sistema digitale terrestre può trasformarsi in un boomerang, se non viene gestito in modo corretto. E, comunque, da tempo è lampante a chiunque che la scadenza della fine del 2006 non si potrà rispettare. Marco Rossignoli, portavoce dell’Aeranti Corallo, l’associazione che riunisce 310 tv locali, interviene sulla questione dello switch off del Dtt e sull’ultima trovata – segnalata da .Com – del ministro Gasparri di camuffare il forzato slittamento del passaggio al digitale terrestre a una graduale trasformazione del segnale su base regionale. In sostanza, visto che è impossibile arrivare alla fine del 2006 con un segnale digitale in ogni casa italiana, si è deciso di cominciare pian pianino, regione per regione, e pazienza quando si finirà.
- Lei, avvocato Rossignoli, che ne pensa di questo switch off regionale?
- Noi, come associazione, abbiamo sempre pensato che le date del 2012 o del 2015 fossero più realistiche. Chi sosteneva l’appuntamento del 2006 era consapevole della sua infondatezza. Allo stato attuale in Italia, rispetto a 30 milioni di televisori analogici ci sono solo un milione o al massimo due milioni di apparecchi digitali. Non bisogna dimenticare che, oltre a comperare il televisore, in molti casi si devono risolvere parecchi problemi tecnici: dall’antenna alla copertura stessa del segnale.
- Ma secondo lei, cominciare la trasformazione in digitale su base locale piuttosto che nazionale complica la situazione?
- Per rispondere bisognerebbe sapere bene cosa prevedono le decisioni. Per esempio: quando si parla di Sardegna si intende tutta la regione oppure una sola provincia? La questione è molto importante: se si comincia con un’area molto ristretta dove si realizza totalmente un sistema all digital, allora questo può favorire le tv locali. Ma il segnale dovrà arrivare in modo capillare, altrimenti per le realtà piccole si creeranno grosse difficoltà.
- E cioè?
- «Molte emittenti locali non hanno più canali a disposizione e quindi non si possono permettere di mantenere contemporaneamente in funzione sia le trasmissioni in analogico che quelle in digitale. Quindi nel caso dovessero spegnere l’analogico in una situazione non ancora all digital perderebbero il pubblico non ancora passato alla nuova tecnologia. Per questo dico che le tv locali non possono fare da apripista del sistema, lo devono fare le nazionali.
- Ma per le realtà televisive locali ci sarebbero dei vantaggi dati dal digitale?
- Certo. Noi sosteniamo che con un passaggio graduale e attuato nel modo circoscritto che ho spiegato, per le emittenti piccole sarebbe un’occasione di sviluppo e di business: il digitale permette a una tv molte sinergie come offrire attività di e-government (legate alla fruizione dei servizi della pubblica amministrazione) e di carrier (trasporto in conto terzi: per esempio concedere a produttori di contenuti o editori di carta stampata che non possiedono un canale la trasmissione dei loro prodotti).
- Mentre la data di passaggio è slittata tra il 2008 e il 2012 o chissà a quando, avanzano a marcia forzata i canali satellitari e quelli trasmessi attraverso la banda larga: non è che poi il Dtt si trasformerà in un grande bluff per le tv locali?
- Bisogna vedere come si procederà e valutare l’impatto in termini tecnici ed economici. Si potranno fare le prime valutazioni tra un anno. Torno a ripetere che per noi ci saranno vantaggi solo se si realizzeranno piccole aree completamente digitalizzate. Io mi domando: cosa succederà a quelle tv che per impossibilità tecnica o altri motivi dovranno continuare a trasmettere in analogico?.
- Le emittenti della sua associazione si stanno già attrezzando?
- Noi siamo molto attenti: ci sono 40 delle nostre televisioni che stanno già sperimentando, altre stanno mettendo in atto progetti di e-government. Ad essere facilitate sono ovviamente le aziende che hanno dei canali in più e quindi si possono permettere il doppio tipo di trasmissione.