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: SKY, è querelle al Senato

SKY, è querelle al Senato

Le risposte del governo alle interpellanze non convincono del tutto. Fabris: i dati riferiti dall’Autorità TLC sono falsi. Si chiede al Senato di intervenire direttamente sull’Authority

Roma,

Mentre SKY Italia procede speditamente sulla rotta tracciata del passaggio delle trasmissioni satellitari da SECA-NDS al solo NDS, il conflitto in corso tra l’azienda, i costruttori e i consumatori arriva in Parlamento. Con un botta e risposta dai contenuti bollenti al Senato si è arrivati a chiedere di sanzionare in qualche modo l’Autorità TLC perché le informazioni fornite al Governo, e dal Governo riferite in aula, sarebbero false (le bozze della seduta sono disponibili integralmente).

Il Governo ha risposto in aula all’interpellanza presentata mesi fa dal senatore Fabris dell’UDEUR, secondo cui l’intera vicenda SKY-NDS si fonda sulla violazione della legge e delle delibere dell’Autorità TLC.

Nella sua risposta, il Governo si è limitato a comunicare quanto riferitogli proprio dal Garante delle comunicazioni, e cioè che sulla denuncia di Comex contro SKY Italia, l’Autorità si esprimerà entro pochi giorni. Inoltre il Governo ha riferito che la società di Rupert Murdoch si è impegnata a portare la “capacità di memoria” dei propri decoder da 20 a 300 canali (i “preferiti”), a sviluppare una nuova guida elettronica ai programmi e ad accettare le rescissioni di contratto di quegli abbonati sotto il sistema SECA-NDS che non vogliano passare alla sola codifica NDS.

L’assenza di una qualsiasi presa di posizione del Governo o perlomeno di un accertamento per capire se le affermazioni di SKY Italia corrispondono a quanto effettivamente sta avvenendo, hanno spinto ad intervenire nel dibattito anche il senatore Eufemi (UDC), già estensore di una interpellanza in materia. Secondo Eufemi si è trattato di “un atto d’imperio della società SKY, che ha rottamato fisicamente tutti i decoder con tecnologia SECA, un atto rispetto al quale gli utenti si sono trovati nell’impossibilità di potersi difendere”.

Inoltre, ha insistito Eufemi, il Governo avrebbe dovuto far rispettare la legge sul decoder unico e la piattaforma pluralista (quando invece molti programmi “sono stati sottratti all’utenza”) ed evitare che agli abbonati fosse “imposto il noleggio di un nuovo apparecchio”. Secondo Eufemi “siamo passati da un dualismo, come quello della fine degli anni novanta, a un monopolio assolutamente forzato, chiuso, con una barriera all’ingresso determinata proprio dalla tecnologia utilizzata dal nuovo decoder”.

Ad Eufemi ha fatto eco lo stesso Fabris che, rivolgendosi al Presidente del Senato, si è chiesto “se il Parlamento della Repubblica (…) non riesce ad ottenere non tanto e non solo risposte corrette da parte del Governo, ma soprattutto che vengano rispettate le leggi di questo Paese, nel momento in cui denunciamo che è stata violata la normativa in materia di rispetto della concorrenza e dei diritti degli utenti, ossia le norme che abbiamo approvato in un settore così delicato che dovrebbero garantire il pluralismo dell’informazione, non so a quale sede ci dobbiamo rivolgere”.

“Pertanto signor Presidente – ha continuato Fabris – mi appello a lei perché si agisca in qualche maniera da parte del Senato nei confronti non tanto del Governo (perché ovviamente questa non è nostra facoltà, al di là di interrogarlo e interpellarlo sulle materie che ci interessano), quanto dell’Autorità garante. Non so come si possa fare in questo caso, ma se è acclarato ed accertato che il Governo ha riferito in quest’Aula affermazioni fornite dall’Autorità garante non corrispondenti al vero, se il Governo fa la propria parte, io credo che come Senato della Repubblica dovremmo poter intervenire in qualche modo”.

“La risposta che viene data – ha sottolineato Fabris – è basata su elementi forniti dall’Autorità garante che non sono veri, come è dimostrato. È un fatto che ritengo gravissimo; pertanto, è necessario che qualcuno intervenga”.

“Mi auguro – ha concluso sconsolato Fabris – che in una prossima occasione si possano avere delle novità e che il Governo, che pure so avere le mani legate perché è l’Autorità garante a dover intervenire, sappia sollecitare da par suo tale Autorità, perché quest’ultima mi sembra che non solo non dica la verità al Parlamento, ma che nemmeno agisca e ciò è estremamente grave”.

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