Il logo è un televisore che incornicia un uomo in manette. Lo slogan invita i telespettatori americani a unirsi al “Fronte televisivo della liberazione digitale”. Con una campagna dai toni quasi millenaristici, l’Electronic Frontier Foundation – la storica associazione di difesa delle libertà digitali fondata da John Perry Barlow – denuncia l’entrata in vigore di un nuovo, super tecnologico sistema anticopia, la cosiddetta “Broadcast Flag”.
Sul sito dell’Eff, un countdown ricorda che a partire dal 1 luglio 2005, in base alle disposizioni della Commissione federale Usa delle comunicazioni, tutti i decoder digitali, i lettori DVD e i videoregistratori della TV in alta definizione prodotti e venduti negli Stati Uniti dovranno essere dotati di un dispositivo anticopia. Si tratta di un chip che riconosce i codici associati a un determinato programma televisivo (la ‘broadcast flag’ appunto) che ne determinano i limiti di utilizzo. In pratica, quando l’utente riceverà un programma via digitale terrestre con un demodulatore acquistato dopo il 1 luglio, non potrà né registrarlo né trasferirlo a un dispositivo di archiviazione a meno che questo non sia dotato a sua volta del dispositivo anticopia.
Per soddisfare i nuovi requisiti, un’inedita alleanza tra Helwett-Packard e Philips ha già annunciato l’inserimento di un sistema di protezione (Video Content Protection System o VCPS) nei lettori e nei registratori DVD di ultima generazione. Il che significa che i programmi televisivi ricevuti con i nuovi demodulatori potranno essere riprodotti solo su lettori dotati di VCPS. E potranno essere copiati una sola volta, alla scopo di impedirne la diffusione su Internet. Insomma si costruiscono delle macchine la cui performance viene limitata per proteggere i diritti di proprietà intellettuale.
L’Electronic Frontier Foundation accusa la Commissione di aver ceduto alle pressioni della Motion Picture Association of America, cioè dei produttori hollywoodiani, e di aver implementato un sistema che limiterà il fair use, ossia la possibilità di utilizzare i materiali televisivi a scopo educativo, artistico o nella propria famiglia. Infatti chi voglia ad esempio trasferire un programma televisivo in alta definizione all’interno della propria abitazione dovrà sostenere una spesa non indifferente per rinnovare il proprio parco-macchine. In alternativa, potrà accontentarsi di copiare il programma su supporti analogici come il VHS, o in digitale, ma a una risoluzione inferiore ai 720x480 pixel, cioè meno di 1/4 dell’alta definizione.
L’ironia è che questi provvedimenti restrittivi sono figli a loro volta dell’innovazione tecnologica. Negli ultimi anni infatti le case degli americani si sono riempite di apparecchi come il TiVo, un videoregistratore digitale che salva i programmi direttamente su un hard disk integrato nell’apparecchio. Ciò ha incrementato da un lato la masterizzazione dei DVD (per liberare la memoria dei TiVo), e dall’altro la facilità di condivisione dei programmi televisivi su Internet, con un aumento stimato del 150% nel 2004.
In Europa, dove il TiVo non esiste, ma il digitale terrestre e l’alta definizione sono in pieno sviluppo, si studiano soluzioni simili. Ai primi di marzo, la conferenza di Dublino del consorzio Digital Video Broadcasting, che riunisce 260 aziende e determina gli standard del settore, ha ospitato una sezione intitolata Content Protection/Copy Management (CPCM). I lavori, che si sono svolti rigorosamente a porte chiuse, si sono concentrati sulla creazione di uno standard simile al broadcast flag. L’Usi (che sta per Usage State Information) è il codice che identificherebbbe i programmi in alta definizione e specificherebbe le loro modalità d’uso.
Partendo dal fatto che l’uso domestico di più macchine interconnesse è ormai una realtà, il sistema di CPCM creerebbe un “dominio autorizzato” all’interno di un certo spazio negoziando di volta in volta le transazioni con gli altri dispositivi (tipo possibilità di creare una sola copia in DVD; o di trasmettere un programma a un computer una sola volta, e via dicendo). Anche se i produttori sostengono che il CPCM sarà “trasparente” e aumenterà la libertà del consumatore di accedere ai propri programmi con diverse modalità, non è difficile intravederne gli effetti restrittivi simili al ‘broadcast flag’. Tuttavia in Europa i singoli Stati membri non possono assumere decisioni individuali, per cui perché il sistema passi sarà necessaria una decisione a livello comunitario.
Attenzione però: anche negli Usa la vicenda sembra tutt’altro che conclusa. Da febbraio infatti una corte d’appello di Washington D. C. sta esaminando il ricorso dell’Eff contro il diritto della Commissione Federale delle Comunicazioni (FCC) di legiferare in materia di apparecchi televisivi. Nelle prime udienze, un giudice della corte ha affermato che la FCC “ha superato il limite” nel regolamentare una materia che non è di sua competenza. La sentenza è attesa nei prossimi mesi. Nel frattempo, l’Eff invita gli utenti ad acquistare o costruire dei demodulatori che siano privi del dispositivo anti-copia entro il 1 luglio 2005. La legge infatti non è retroattiva, per cui chi ha i vecchi dispositivi può continuare a ricevere i programmi ignorando le limitazioni della broadcast flag. E non è difficile prevedere un futuro prossimo in cui il mercato dell’usato potrebbe conoscere una vera impennata. Frenando così la corsa all’innovazione e alla vendita di nuovi apparecchi.